Il 26 marzo il Parlamento europeo ha approvato definitivamente la riforma del copyright, concludendo un lungo iter legislativo iniziato due anni fa e che ora si concluderà ufficialmente con un ultimo passaggio formale al Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. La direttiva sul diritto d’autore diventa così una realtà nell’Unione e di fatto un ennesimo tassello nel percorso verso il mercato unico digitale.
Le industrie culturali e creative sono uno dei settori più dinamici dell’’economia europea, da cui dipende il 9% del PIL e 12 milioni di posti di lavoro: “Senza norme adeguate per proteggere i contenuti europei e garantire un’adeguata remunerazione per il loro utilizzo online, molti di questi posti sarebbero stati a rischio, così come l’indotto”, ha precisato il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani.
L’Italia ora dovrà recepire la direttiva e certamente sarà un percorso non privo di ostacoli, visto il voto contrario di Movimento 5 Stelle e Lega, che sono al Governo del Paese e che hanno mostrato nei fatti di non condividere la posizione della UE.
Diversa invece la reazione di numerose associazioni di categoria italiane, che hanno espresso tutta la loro soddisfazione per l’approvazione della riforma del diritto d’autore in Europa: Confindustria Cultura Italia, Aie, Fieg, Enpa, Siae si sono unite a sostegno dell’approvazione finale della riforma del diritto d’autore avvenuta oggi, all’insegna della “Fine del far-west digitale”.
La posizione del Governo gialloverde sul tema era invece stata già indicata dal vicepremier Luigi Di Maio nel giugno scorso: “Ci opporremmo con tutte le nostre forze, a partire dal Parlamento europeo. Siamo anche disposti a non recepire la direttiva se dovesse rimanere così com’è”, aveva sottolineato nell’occasione.
Anche messo di fronte al voto finale di Strasburgo, il Governo è stato compatto sul tema. “La direttiva sul copyright non porterà i benefici sperati, anzi sarà un danno per le realtà editoriali più piccole”, ha detto Vito Crimi, sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, in occasione dell’inaugurazione degli Stati Generali dell’editoria. “Tante piccole realtà possono sopravvivere grazie al traffico generato, e alla pubblicità che i grandi operatori del web sono disposti a pagare”.