La Crescita economica può essere raggiunta solo con l’agglomerazione delle Competenze e per farlo bisogna creare degli hub di conoscenza”: questo l’esordio del Professor Tito Boeri intervenendo al Netcomm Forum lo scorso 30 maggio.

 Ma la concentrazione delle competenze per poter far davvero “crescere la crescita” ha bisogno della Coesione che serve per redistribuire la ricchezza che ne deriva. E non è solo una questione etica: se non si distribuisce la ricchezza il rischio è la stagnazione.
Se Larry Summers preconizza il ritorno della stagnazione secolare a causa dell’invecchiamento della popolazione (come dargli torto, negli ultimi decenni si è triplicata la quota degli ultra 65enni nel mondo…), Boeri legge il rapporto tra demografia e crescita in maniera totalmente opposta. Per il professore, infatti la longevità non è una cattiva notizia: “non è vero – sostiene – che le innovazioni sono appannaggio soltanto degli under 45, contano le competenze e la condivisione delle conoscenze e, in questo contesto, la vicinanza fisica è fondamentale, e principale motivo di crescita”.

Se Larry Summers preconizza il ritorno della stagnazione secolare a causa dell’invecchiamento della popolazione, Boeri legge il rapporto tra demografia e crescita in maniera totalmente opposta.

A livello territoriale infatti – se ci pensiamo – la crescita avviene proprio laddove ci sono le concentrazioni di competenze (università, centri di ricerca, poli industriali) mentre, all’opposto, la crescità è azzerata laddove queste concentrazioni mancano del tutto.

È proprio qui che interviene la Coesione: “se tutti coloro che sono fuori dalle aree di concentrazione delle competenze vengono esclusi dalle ricchezze si creano aree di disagio permanenti che portano a forme estreme di populismo (vedi le recenti votazioni europee)”.

Bisogna quindi imparare a distribuire meglio i frutti della crescita. Cosa fare? Per Tito Boeri la ricetta è semplice: garantire un reddito minimo agli ultimi degli ultimi, migliorare l’istruzione, coinvolgere i comuni nella distribuzione dei beni pubblici locali, facilitare il lavoro a distanza pur mantenendo il contatto personale, informare i cittadini sui veri divari di reddito rendendo pubblico il costo della vita nei vari territori.

Perché il vero ostacolo alla crescita – sostiene Boeri – oggi è la politica, legata all’insoddisfazione e al populismo.

Calandoci sulla realtà italiana secondo la disamina di Boeri i problemi non sono legati all’invecchiamento ma al tasso di disoccupazione, alla poca crescita del PIL, ai pochi investimenti.

“Abbiamo bisogno di istituzioni migliori: c’è troppa incompetenza, troppa corruzione, abbiamo bisogno di amministrazioni tecnocratiche e indipendenti, i concorsi per entrare nella PA devono essere selettivi per avere maggiore efficienza e migliorare la qualità della PA a favore del sud”.

Ma la correlazione tra hub di competenze e ricchezza non può essere eliminata: “non è possibile – e non avrebbe senso – creare hub di conoscenze ovunque, bisogna essere selettivi. I poli di ricerca che creano valore aggiunto devono essere pochi, ma poi il sapere e la ricchezza che ne derivano vanno redistribuiti”, conclude Boeri.

(M.G.)