La creazione di valore dell’economia digitale si concentra negli Stati Uniti e in Cina. Il resto del mondo, in particolare i Paesi dell’Africa e dell’America Latina, è in notevole ritardo. Questi sono i dati emersi dal primo “Digital Economy Report” dell’Unctad, la Conferenza Onu sul Commercio e lo Sviluppo. Stati Uniti e Cina rappresentano il 75% di tutti i brevetti relativi alle tecnologie blockchain, il 50% della spesa globale per IoT, oltre il 75% del mercato del Cloud e fino al 90% del valore di capitalizzazione di mercato delle 70 maggiori società al mondo di piattaforme digitali. In oltre la metà del mondo invece l’accesso a Internet è limitato o assente.
Il rapporto presta particolare attenzione a dati e piattaforme digitali, considerati i due principali motori della creazione di valore nell’economia digitale. Nel 1992 il traffico giornaliero era di circa 100 GB, nel 2017 siamo oltre 45.000 GB/sec, entro il 2022 il traffico IP globale dovrebbe raggiungere i 150.700 GB /sec. L’aumento del traffico di dati riflette la crescita del numero di persone che utilizzano Internet e possono adottare nuove tecnologie.
Le aziende che realizzano piattaforme digitali hanno un grande vantaggio, con la possibilità di registrare ed estrarre dati relativi ad azioni, interazioni e transazioni online condotte dagli utenti. Il rapporto rileva che il 40% delle 20 maggiori aziende mondiali per capitalizzazione di mercato ha un modello di business basato su piattaforma. Sette piattaforme – Microsoft, seguite da Apple, Amazon, Google, Facebook, Tencent (Wechat) e Alibaba – rappresentano i due terzi del valore totale di mercato delle prime 70 piattaforme. I paesi in via di sviluppo rischiano di diventare fornitori di dati grezzi, ma dovranno pagare le analisi generate con l’AI dai loro dati.
I governi, evidenzia il report, hanno un ruolo fondamentale nel plasmare l’economia digitale; è loro responsabilità adattare politiche, leggi e regolamenti esistenti e adottarne di nuovi in molti settori.