La ricerca “Retail Transformation 2.0”, realizzata da Digital Transformation Institute e Cfmt, ha indagato sul rapporto delle persone con le tecnologie nel settore retail e non solo. Emerge che la maggior parte degli italiani non si sente tranquilla sul fronte della privacy quando utilizza i social network. Il 71% del campione coinvolto (3% in più rispetto allo scorso anno) afferma: “finché useremo i social network i nostri dati personali non saranno al sicuro”. La quasi totalità di intervistati (il 95%) mostra familiarità con questa tecnologia digitale, che risulta essere tra le più conosciute insieme a Intelligenza Artificiale (l’82% sa di cosa si tratta, con un +2% rispetto allo scorso anno), Realtà Aumentata e Realtà Virtuale (75%).
La ricerca riporta una conoscenza percepita del significato di social network più da parte di uomini che donne (96% contro 93%), di over 55 piuttosto che di 35-54enni (96% contro 93%) e di persone con grado elevato di istruzione, consapevoli per il 99% delle opportunità dei social a fronte di un 91% delle persone meno istruite. Facebook è il social network più diffuso. L’utilità dei social network viene individuata nella possibilità di acquisire informazioni su un prodotto o servizio in modo molto più semplice che in passato (86% degli intervistati), nel farsi un’idea rispetto alla affidabilità di un venditore (74%), farsi un’idea precisa di ciò che si vuole acquistare (70%) e valutare la qualità dell’offerta e dei servizi a essa connessi (70%).
“Incrociando i dati di questa ricerca con quelli di altre ricerche che abbiamo realizzato o con fonti dati pubbliche che rappresentano il livello di consapevolezza delle persone sull’uso di questi strumenti – afferma Stefano Epifani, Presidente del Digital Transformation Institute, – emerge però che le persone sono portate a credere di conoscere un social network per il semplice fatto di avere un account su di esso, ma se si va ad analizzare il dato con maggior dettaglio, ci si rende conto di come poi quelle stesse persone facciano fatica a comprendere come si verifica una fonte e siano facili vittime di fake news”.