La Commissione Europea ha stilato una bozza di white paper volta a regolamentare l’applicazione degli algoritmi che rendono possibile il riconoscimento delle persone attraverso la scansione del viso da parte di soggetti pubblici e privati. Si tratterebbe di una moratoria di tre-cinque anni, periodo durante il quale si dovranno definire meglio le norme per tutelare la privacy dei cittadini europei. La bozza è in attesa di essere valutata dal commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.
“Esistono molti problemi dal punto di vista etico – evidenzia il Presidente dell’Istituto italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati Luca Bolognini – ed hanno a che fare col motivo fondante del diritto alla privacy e alla tutela dei dati in Europa.” Il riconoscimento facciale in ambito pubblico, che tratta dati biometrici, sulla base del machine e del deep learning, implica preoccupazioni riguardo al diritto alla libertà delle persone rispetto a chi esercita il potere attraverso queste strumentazioni, poco trasparenti e suscettibili di errore”. La fallibilità dell’intelligenza artificiale è uno degli scogli da superare per fare un uso appropriato del riconoscimento facciale: infatti, secondo alcuni esperti, gli algoritmi vengono istruiti sulla base di una mole di immagini di volti non sempre adeguata, per numero e varietà, alle differenze riscontrabili tra gli esseri umani, con il rischio di erronei riconoscimenti o di facili elusioni dei controlli da parte di alcune persone.
“L’art.23 GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati) entrato in vigore in Europa nel 2016 indica già alcuni ambiti di interesse pubblico che prevedono una possibile limitazione dei principi del regolamento stesso, dal fisco alla sicurezza pubblica e nazionale – aggiunge Bolognini. – L’intervento della CE vorrebbe limitare queste eccezioni, a tutela dei dati sensibili dei cittadini europei”.