Il nuovo piano industriale del Gruppo Gabel prevede investimenti nell’innovazione tecnologica e nell’innalzamento di gamma della propria offerta di tessile casa. “La nostra è un’industria manifatturiera – afferma Michele Moltrasio presidente e AD del gruppo che gestisce insieme ai fratelli Massimo, responsabile ufficio Stile e Prodotto, e Francesca, che si occupa della Comunicazione e del Marketing Digitale. – Ciò che ci distingue è il fatto di produrre tutto internamente”.
Il Gruppo Gabel, che comprende i marchi Gabel1957, Somma1867, Vallesusa e Pretti, aveva chiuso il 2019 e avviato i primi due mesi del 2020 in accelerazione sugli ordini. Poi è arrivato il Covid e con esso il lockdown e l’arresto temporaneo della produzione, con la chiusura dei 40 negozi di proprietà sul territorio nazionale e dei clienti retail. Ma il gruppo ha portato avanti quanto pianificato, velocizzando i processi e riducendo così le perdite previste dal 38% al 25%: dalla rivoluzione ‘phygital’ che sta investendo la sua rete retail all’acquisizione di certificazioni internazionali per l’utilizzo di materiali biologici nei prodotti e per la sostenibilità degli stabilimenti produttivi verso l’ambiente. “Abbiamo firmato un codice etico che tutti i dipendenti sono tenuti a rispettare nell’interesse comune” specifica Moltrasio; una visione che il gruppo comunica attraverso uno storytelling digitale e non solo: “per noi l’azienda è come una famiglia, è sostenibile sin dagli esordi. Negli anni 80 acquistammo una centrale idroelettrica per produrre energia in modo pulito, oggi acquistiamo energia da fonti rinnovabili per tutti i negozi e gli stabilimenti nonostante i maggiori costi. Siamo sostenibili per vocazione”.
Il Gruppo Gabel, con i suoi 52,4 milioni di euro di fatturato, procura lavoro a 350 persone e vende soprattutto sul mercato domestico. L’export, che rappresenta in media il 10% sul totale, vede come mercati principali Stati Uniti, Far East, con Cina, Corea e Giappone in primis, e Medio Oriente. L’Europa è un mercato sul quale il gruppo intende puntare in futuro. “In Europa c’è stato un ‘downgrading’ importante dei consumi, è arrivato un prodotto di prezzo e qualità molto bassi che ha impattato in modo importante sui consumi – spiega l’AD. – Ai nostri concorrenti storici, Zucchi e Caleffi, si sono aggiunti in anni più recenti le multinazionali come Ikea, Zara, H&M, Mango, Maisons Du Monde e Leroy Merlin: realtà da decine o centinaia di miliardi di fatturato che solo ultimamente hanno integrato il tessile casa alle proprie proposte e aggredito il mercato con la loro forza d’urto. Per questo motivo pensiamo a un intervento diretto, aprendo punti vendita per intercettare quei consumatori che ricercano un’offerta più compatibile con la nostra”.
Il gruppo sta inaugurando nuovi negozi sul territorio nazionale, che andranno ad aggiungersi ai 40 già esistenti in Italia e in fase di rinnovamento secondo un nuovo concept ‘phygital’, che mira a integrare la velocità e l’ampia disponibilità di prodotto dei servizi digitali all’esperienza fisica, tattile e visiva del punto di vendita fisico.