Nella crisi Covid c’è un “effetto startup”: le nuove imprese innovative hanno dimostrato capacità di adattamento e in molti casi sono state capaci di generare rapidamente nuove soluzioni per fronteggiare gli effetti della pandemia. Il 63% delle startup high-tech italiane ha intrapreso iniziative a supporto dell’emergenza, come raccolte fondi per donazioni, lancio di nuovi prodotti o servizi, rilascio di soluzioni gratuite. Questi sono i risultati della ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano presentata al convegno online “L’Innovazione Digitale non va in lockdown: alle imprese cogliere l’effetto startup”. Sono state censite complessivamente 256 iniziative del panorama startup hi-tech italiano attive per fronteggiare l’emergenza sanitaria, coinvolgendo i settori più diversi (dalla digitalizzazione di processi ai servizi alle persone, dai sistemi di distanziamento allo svago, dal delivery ai dispositivi sanitari, dall’e-learning alla sanificazione degli ambienti).
Nelle imprese emerge una nuova spinta alla collaborazione con le startup a seguito dell’emergenza sanitaria: il 34% delle grandi aziende evidenzia un maggior stimolo all’Open Innovation, il 22% ha riscontrato maggiore interesse o avviato concrete collaborazioni con startup per superare l’emergenza.
“In un contesto di radicale e drammatico cambiamento, in cui le imprese tradizionali e le istituzioni sono apparse spesso disorientate, l’ecosistema startup ha mostrato alcune strade per fronteggiare la nuova quotidianità, mettendo in campo competenze, conoscenze, brevetti, prodotti e nuove soluzioni – afferma Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano –. In alcuni casi le startup hanno sviluppato soluzioni per contrastare gli effetti della pandemia, pensando prima all’interesse della comunità piuttosto che al ritorno economico. In un caso su tre hanno scelto di modificare il proprio modello di business. Le imprese devono saper cogliere e valorizzare questa grande capacità di reazione al cambiamento”.
Il Covid19 non ha frenato la nascita delle startup italiane, come riportano i dati del Mise: la crisi ha portato ostacoli, ma anche stimoli positivi all’attività imprenditoriale: il 30% delle startup high-tech ha applicato variazioni al modello di business durante la pandemia, principalmente per rispondere ad un nuovo bisogno di mercato (il 72% di queste), per creare nuove fonti di ricavo (44%) o aumentare la propria legittimità con iniziative di impatto sociale e ambientale (34%), solo nel 13% dei casi per pura sopravvivenza. Nel complesso il 63% delle startup high-tech italiane ha intrapreso proprie iniziative a supporto dell’emergenza Covid19 tra fase di lockdown, fase 2 o new normal. Molte hanno partecipato a iniziative di altri: di cui il 41% ha aderito al programma dello Stato “Solidarietà digitale”, il 29% ha partecipato a contest o call4ideas, il 27% a progetti di ricerca e sviluppo di altre organizzazioni. Il 38% delle startup ha dovuto ridurre le attività, ma il 46% ha ottenuto nuovi clienti e ha ampliato il proprio network, il 44% ha accelerato lo sviluppo dei prodotti/servizi e ottenuto visibilità sul mercato. Il 28% ha ampliato il proprio organico per fronteggiare l’incremento di attività emerso durante l’emergenza, o si è dotato di nuove competenze.