Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, ha recentemente commentato, in un’intervista al quotidiano Repubblica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Commissione europea che l’Italia dovrà presentare entro il 30 Aprile e che prevede la trasformazione digitale ai primi posti tra i pilastri della ripartenza italiana ed europea. “Se c’è una cosa che il digitale ci ha insegnato è che la crescita del valore economico è esponenziale rispetto ai punti della rete economica – sottolinea Liscia. – C’è quindi bisogno di un investimento a rete con una logica di distretto-piattaforma, da scaricare all’interno dei nostri comparti, e anche una cultura della progettazione, tutt’altro che secondaria”.

Secondo Liscia saranno rete, visione e programmazione a fare la differenza. “Bisogna riflettere anche sul modo con cui si affrontano i temi digitali. Il digitale ci insegna che la crescita del valore economico è esponenziale rispetto ai punti della rete economica. Dobbiamo investire sulla creazione di reti in un’ottica di piattaforma nei singoli comparti. Il concetto che manca in termini di scalabilità e di leva è il trasferimento di questo modello nei diversi comparti coperti dal piano. Se applichiamo questo modello al digitale siamo in grado di spiegare il successo di Amazon, Netflix e altre platform company, che sono scalabili più di qualunque altro modello industriale. Prendiamo ad esempio il retail e la distribuzione. Si continua a ragionare di digitalizzazione per l’industrializzazione quando il vero valore aggiunto è nella distribuzione. La logica deve essere quella del distretto-piattaforma e la messa in rete si fa con iniziative concrete che sfruttano le tecnologie più moderne. Tuttavia, serve anche una cultura della progettazione, altrimenti si rischia di creare progetti che nascono obsoleti ancor prima di cominciare. Non bisogna spendere soldi per digitalizzare, ma per connettere persone, prodotti, servizi e processi.”.

Liscia entra poi nel merito del nostro sistema produttivo: “Noi siamo un Paese di Pmi. Dobbiamo metterle a sistema e connetterle alle piattaforme internazionali, affinché possano proporsi e promuoversi all’estero. Ad esempio, noi stiamo sviluppando un progetto che punta a mettere in rete i gioiellieri di Alessandria per portarle su JD, WeChat e altre piattaforme cinesi. In fondo le filiere strutturate e globalizzate sono quelle che hanno retto meglio. La rete del valore dell’e-commerce ne è un esempio ma pensiamo alla nautica o ad altri settori. Se non inneschiamo l’effetto di rete solo i grandi gruppi riescono a viaggiare da soli”.