A sei mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica fra imprese e a pochi giorni dall’1 luglio 2019 – quando scadrà la moratoria e cambieranno i termini di emissione e le sanzioni in caso di invio tardivo al Sistema di Interscambio (SdI) – il bilancio della normativa è positivo. o fatture.

Questi sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b della School of Management del Politecnico di Milano presentati settimana scorsa oggi al Campus Bovisa.
L’introduzione della fatturazione elettronica ha avuto un forte impatto sull’operatività delle imprese, sia per il ciclo passivo sia per quello attivo. Secondo il campione – statisticamente significativo – coinvolto nell’indagine, i maggiori benefici hanno riguardato il processo di ricezione delle fatture, indicati da oltre metà delle imprese, come la maggiore velocità della registrazione delle fatture (indicato dal 33% delle grandi imprese e dal 31% delle PMI), la semplificazione della fase di verifica della fattura (21% del campione) e del processo di approvazione del pagamento (20% e 14%). Sul ciclo attivo i benefici riguardano la riduzione dei tempi di pagamento (19% e 14%) e la più rapida riconciliazione dei pagamenti (25% e 19%). Maggiori i benefici di coloro che hanno una dotazione tecnologica adeguata (ad esempio ERP, software di Supply Chain Management o di amministrazione, finanza e controllo), percepiti da 56% delle aziende “digitali” contro il 51% di quelle non digitali”.

Non tutte le aziende hanno però avvertito dei benefici sui propri processi aziendali. A livello di ciclo passivo, poco più di un quarto delle imprese dichiara di non avere tratto alcun beneficio (21% delle grandi imprese e 32% delle PMI). Sul ciclo attivo, invece sono state soprattutto le PMI a non percepire alcun beneficio dalla fatturazione elettronica (43% contro il 27% delle grandi imprese). Purtroppo, c’è anche una quota di imprese che ha dichiarato un impatto negativo dalla fatturazione elettronica: appesantimento delle attività gestionali sul ciclo passivo (20% delle grandi aziende e 18% delle PMI), aumento dei tempi di pagamento (15% e 12%) e maggiore lentezza nella riconciliazione dei pagamenti (12% e 9%).

Le piccole e medie imprese hanno reagito all’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica cogliendone le opportunità, anche attraverso il ridisegno dei processi aziendali, oppure vivendo il cambiamento come mera imposizione normativa, limitandosi a conformarsi alle disposizioni di legge.

Nelle PMI non digitali è evidente, soprattutto, l’assenza di progettazione a lungo termine, alla quale si aggiungono la cronica mancanza di un presidio organizzativo e regolare sull’innovazione, che esuli da quella di prodotto, e la difficoltà a mettere in discussione processi lavorativi consolidati. Nelle PMI digitali, al contrario, l’imprenditore guarda positivamente al cambiamento, il continuo aggiornamento e il confronto con altre realtà permettono di percepire nuovi potenziali benefici per l’azienda e c’è una maggiore attenzione alla formazione.

La crescita deriva amche dal fatto che le aziende più mature nell’utilizzo di questi strumenti digitali hanno intensificato le relazioni coprendo anche altri documenti del ciclo, tra cui quelli logistici, che crescono del 50%, passando da 62 a 93 milioni di unità.

Negli ultimi anni sta crescendo inoltre la rilevanza dei marketplace anche nel segmento B2b. L’Osservatorio ne ha censiti 23, che permettono di vendere in Italia prodotti italiani e stranieri. Non tutte le piattaforme permettono di effettuare una transazione. Circa il 40% di esse, infatti, supporta attività di lead generation o funge da vetrina di prodotti (23%). Prevalgono i marketplace multi-settore (65% delle piattaforme censite), che offrono un’ampia varietà di prodotti, dall’alimentare all’elettronica di consumo, dall’abbigliamento al materiale elettrico. I marketplace sono in prevalenza americani (35%) o cinesi (18%), ma non mancano anche iniziative italiane, che hanno però caratteristiche molto diverse rispetto a quelle dei grandi operatori internazionali. L’Osservatorio ha identificato 7 piattaforme italiane B2b, di cui 2 permettono di completare l’acquisito direttamente sulla piattaforma, mentre gli altri 5 abilitano attività di lead generation o funzionano come vetrine con l’obiettivo di promuovere all’estero le eccellenze alimentari e tessili del Made in Italy.

Gli strumenti di pagamento prevalentemente utilizzati in ambito B2b sono i bonifici bancari digitali, usati dal 79% delle grandi imprese dal 78% delle PMI, e i bonifici tradizionali, impiegati dal 58% delle grandi aziende e dal 38% delle PMI. Gli strumenti di pagamento remoto sono utilizzati negli scambi B2b per oltre la metà dei pagamenti effettuati (67% delle transazioni delle grandi imprese e 64% delle transazioni delle PMI). Fra le grandi imprese i sistemi di pagamento più diffusi sono la carta di credito (38%), la RiBa digitale (36%) e il MAV digitale (32%), mentre le PMI si affidano più spesso alla RiBa digitale (35%), la RiBa tradizionale (33%) e l’assegno cartaceo (32%). Il contante è ancora abbastanza diffuso in entrambe le realtà, con il 19% delle grandi imprese che lo usa nel 11% delle transazioni verso i fornitori e il 23% delle PMI che lo impiega nel 12% delle transazioni. Una grande impresa su quattro (24%) usa sistemi di pagamento più innovativi (come l’epayment, il mobile payment, i digital wallet, i real time payment), contro il 7% delle PMI, ma entrambe impiegano questi strumenti in appena il 10% delle transazioni.
Gli strumenti di pagamento innovativi sono più diffusi in quelle aziende che adottano delle soluzioni di Supply Chain Finance (SCF). Infatti, ben il 38% delle grandi aziende e l’11% delle PMI che usano strumenti di pagamento innovativi adoperano anche soluzioni di SCF, contro il 7% delle grandi aziende e il 6% delle PMI che non usano tali soluzioni. È ancora marginale, invece, la diffusione delle criptovalute nelle transazioni B2b, usate da appena l’1% delle PMI e da nessuna grande impresa, ma che suscita un forte interesse in ottica futura.