L’App cinese TikTok, come aveva preannunciato, ha fatto causa all’amministrazione Trump: “Siamo in forte disaccordo con la posizione secondo cui TikTok è una minaccia per la sicurezza nazionale e riteniamo di non avere altra scelta per proteggere i nostri diritti” è stato dichiarato in una nota, in cui si fa riferimento ai documenti presentati a un tribunale di Los Angeles. TikTok afferma che i suoi tentativi di dimostrare che non è sottoposta alle leggi cinesi sono stati ignorati e contesta l’applicazione della norma americana che autorizza il divieto di attività che sono ritenute “una minaccia insolita e straordinaria” per il Paese; la norma è basata sulla possibilità che alcune società di telecomunicazioni possano abusare dell’accesso a tecnologie e servizi di informazione e comunicazione che immagazzinano e veicolano grandi quantità di informazioni sensibili, mentre “TikTok non è un fornitore di telecomunicazioni”.
ByteDance, la casa madre dell’app che in Usa dichiara 100 milioni di utenti e 1.500 dipendenti, continua a dialogare con i potenziali acquirenti del suo ramo americano: Microsoft e Oracle. Trump le ha dato tempo fino a metà novembre per trovare un accordo e sostiene Oracle. Il fondatore e amministratore delegato di ByteDance, Zhang Yiming, preferisce invece Microsoft, con cui i colloqui sono in fase avanzata, secondo il Wall Street Journal. Se ByteDance non vende, TikTok dovrà abbandonare gli Usa.
La trattativa è complessa, anche perchè General Atlantic e Sequoia, i due fondi che affiancano Oracle nel tentativo di acquisizione, possiedono azioni ByteDance e siedono nel suo consiglio di amministrazione, quindi c’è un potenziale conflitto di interessi. La pressione del governo Usa non aiuta i cinesi al tavolo delle trattive, mentre il Wsj cita il coinvolgimento dietro le quinte di Mark Zuckerberg, che ha tutto l’interesse a indebolire l’unico vero rivale delle sue app.